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Vergine o usata?


Il riferimento è alla botte (of course) dove far maturare il nostro distillato preferito.


Ho ascoltato con interesse la masterclass delle releases di Wilson & Morgan, tenuta da Luca Chichizola nell'ultimo Milano Whisky Festival, in particolare quando ha descritto il Caol Ila maturato in Virgin Oak Quercus Alba. Per questo imbottigliamento sono state utilizzate un mix di 3 botti ex bourbon e 2 botti che hanno beneficiato di un affinamento di soli 10 mesi in botti vergini "Quercus Alba", ovvero la quercia bianca che si trova abitualmente nell'America del Nord.



Ebbene, ve lo posso garantire, visto che ho una bottiglia nel mio cabinet, una permanenza di soli 10 mesi in una botte vergine (inoltre parliamo di 2 botti su 3) ha inciso notevolmente sul profilo aromatico del nostro Caol Ila. Evidenti le note di banana e vaniglia, di esteri (con note acetate provenienti dalla botte nuova) che si amalgamano nell'aroma marino e iodato tipico di un whisky di Islay. Mi ha colpito favorevolmente soprattutto la texture molto più corposa al palato. Bevuta veramente piacevole. Luca Chichizola era scettico sul rischiare l'utilizzo di botti nuove ma, a mio avviso, l'esperimento ha avuto un buon esito. Nella circostanza è stata preannunciata anche una versione cask stringht, sicuramente interessante.

Una versione Private Cask destinata a Whisky Antique di Max Righi rappresenta una versione più estrema, con l'utilizzo di botti Virgin Oak superiore a quelle ex bourbon.

Forse l'utilizzo di botti vergini è una strada che rimaneva da percorrere, oltre agli affinamenti "non ortodossi" molto di moda in questi ultimi periodi, per soddisfare quella clientela a caccia di bevute inedite.

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